Negli ultimi giorni sta spopolando un nuovo trend topic tra le APCSM cosiddette rappresentative, che si contendono a suon di tessere il titolo di PRIMO SINDACATO dell’Esercito e del Comparto Difesa, il Body Shaming. La vicenda prende piede basandosi sulla interpretazione di un consiglio di un Comandante sulle modalità di utilizzo dell’uniforme estiva e delle sue varianti. Nello specifico il Comandante del Reparto oggetto della segnalazione, ha consigliato al personale, che non ha “avuto modo” di rispettare l’articolo 718 del Testo Unico Ordinamento Militare (ndr. mantenimento delle capacità operativo e miglioramento della capacità fisiche e culturali), di evitare di indossare l’uniforme senza la giubba per mantenere un minimo di decoro nell’indossare l’uniforme.
Premesso che il DECORO dell’uniforme è palesemente sancito dall’articolo 720 comma 4, non si riesce davvero a capire in quale circostanza si sia verificato il tanto modaiolo concetto di Body Shaming e soprattutto in quale accezione si configuri il “bullismo” così come inteso da taluni professionisti del sindacalismo militare.
Auspichiamo che le Superiori Autorità facciano tutte le valutazioni del caso e che si rientri in una valorizzazione dei concetti di spirito di corpo, dignità e onore che, già fortemente minati da una società che tende al lassismo, vengono denigrati costantemente in nome di un populismo e di un sensazionalismo di cui abbiamo davvero le tasche piene.
Con il dovuto rispetto e la deferenza che ci è propria,
Il Segretario Generale “ad interim” di M.I.A. Patria
Clemente Dott. GNARRA