M.I.A. Patria, APCSM per la tutela del personale militare, esprime costernazione e dolore per l’ennesimo caso di suicidio avvenuto nelle Forze Armate, segnalato il 16 maggio dal sito Infodifesa. Un’altra vita è stata spezzata prematuramente, un’altra famiglia è stata distrutta dal dolore.
Questi tragici eventi non possono più essere ignorati. È giunto il momento di riflessione approfondita sulle condizioni di stress e disagio in cui sovente operano i nostri soldati. Il non sempre aderente alla norma rifiuto dei permessi previsti dalla Legge 104/1992 costituisce uno dei fattori che innesca questa spirale autodistruttiva.
Impedire ai militari di assistere i propri cari in condizione di grave disabilità equivale a negare loro un diritto umano di base. Tale mancanza di rispetto e protezioni adeguate indebolisce il benessere psicofisico degli uomini e delle donne in uniforme, già provati da turni estenuanti e compiti operativi usuranti.
M.I.A. Patria chiede con fermezza al governo e allo Stato Maggiore della Difesa di intervenire con urgenza per porre fine a questa situazione intollerabile. Non possono più esservi militari di serie B, esclusi dall’applicazione della Legge 104.
Consentire ai nostri soldati di conciliare il servizio alle istituzioni con le esigenze delle proprie famiglie non è soltanto un dovere morale e civico, ma anche un investimento sulla tenuta psicologica del personale e l’efficienza delle nostre Forze Armate.
Basta con le scuse e gli indugi, è giunto il momento di azioni concrete per arginare questa piaga dei suicidi che getta un’ombra cupa sul nostro mondo militare. M.I.A. Patria continuerà a lottare con ogni mezzo affinché ai militari siano riconosciuti pienamente i diritti che meritano.
Solo in tal modo potremo rendere omaggio ai nostri caduti ed evitare che altre famiglie vengano private dei loro cari senza loro colpa.
Portavoce Nazionale
M.I.A. Patria
